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Medicina. Come si interviene nelle tendinopatie calcifiche? Ne parliamo con il Dottor Massimo Paganelli

Intervista al Dottor Massimo Paganelli, chirurgo della spalla.

Il dottor Massimo Paganelli è un chirurgo ortopedico che lavora principalmente alla Villa Maria di Rimini, all’Ospedale Domus Nova di Ravenna, nella Casa di Cura privata Malatesta Novello di Cesena e al Mughetti Fisioclinic di Villa Marina di Cesenatico. Esegue interventi di chirurgia ortopedica e traumatologica e, da 25 anni, ha approfondito lo studio della patologia e della chirurgia della spalla. Con lui abbiamo affrontato il tema della tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori, una patologia che rappresenta una delle più importanti cause di dolore di origine non traumatica a livello dell’articolazione della spalla e rappresenta, in senso generale, un problema di salute piuttosto diffuso.

Dottor Paganelli, quali sono le cause che portano a questo tipo di tendinopatia?
“Questa patologia si verifica, tipicamente, per cause genetiche, cioè su base ereditaria. Non sempre diventa sintomatica, cioè offre indizi della sua presenza. Capita alle volte che il suo decorso silente la porti ad essere identificata attraverso esami svolti per altri motivi. Faccio un esempio: si ha un incidente; si deve fare una radiografia e da questa si evince la presenza di una tendinopatia calcifica alla spalla. Quando invece diventa sintomatica, essa provoca dolori lancinanti, paragonabili a quelli del parto o di una colica renale, così almeno viene riferita dai pazienti che ne sono stati affetti. In questi casi siamo in presenza della cosiddetta tendinopatia calcifica in fase acuta”.

 

Quali sono i sintomi? 
“L’enorme difficoltà a muovere il braccio interessato; un forte dolore e un grande stato di prostrazione. Il paziente, cioè, si trova nella impossibilità anche solo di pensare di poter fare qualsiasi attività fisica”.

Dunque, è una patologia facile da riconoscere?
“Diciamo che la sintomatologia è spesso molto chiara e un chirurgo della spalla, durante un esame fisico completo, può arrivare facilmente alla diagnosi. Altri test che possono aiutare il medico a confermare il sospetto clinico sono le indagini strumentali: radiografia ed ecografia principalmente”.

Come si risolve?
“Cominciamo con il dire che non si tratta di una malattia e quindi non incide sulla lunghezza della vita anche se, come abbiamo specificato prima, condiziona fortemente la qualità della vita soprattutto durante la fase cosiddetta acuta. Questa patologia prevede la formazione di calcificazioni sulla superficie o all’interno dei tendini e la procedura che rappresenta la più moderna soluzione, quella anche più gradita dai pazienti, è la rimozione attraverso una aspirazione sotto guida ecografica, cioè un lavaggio articolare. Questa tecnica permette l’evacuazione parziale o totale della calcificazione ed è spesso altamente risolutiva con una procedura del tutto ambulatoriale. Nel caso di evacuazione parziale, si può poi proseguire con sedute di fisioterapia. C’è anche una casistica più contenuta che richiede il ricorso alla sala operatoria. In questa occasione, avremo senz’altro una risoluzione totale del problema ma con un periodo di prognosi più importante, di diverse settimane. Questo perché dopo il “lavaggio articolare” si eliminano solo i depositi calcifici sul tendine senza che questo venga generalmente interessato. Mentre nell’operazione chirurgica classica il tendine può poi presentare alcune lacune che andranno trattate conseguentemente. Per questo il periodo di prognosi è forzatamente più lungo”.

di F. Semprini

 


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Redazione

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