
I Viaggiatori… in Groenlandia
Tiziana & Giuseppe in Groenlandia.
Di fronte a noi, disegnata in un angolo della cartina, la Groenlandia urlava incessantemente: “Sono la meta ideale!”. Come resistere al richiamo così convincente di quella che è, dopo i due poli, la zona più fredda del mondo! Così in pieno agosto, dopo una breve sosta tecnica a Copenaghen, si parte per Kangerlussuaq. Il volo riserva le prime sorprese. Infatti, arrivati in prossimità della Groenlandia, dal finestrino dell’aereo osserviamo l’oceano e non riusciamo a capire perché al posto del mare vediamo un cielo stellato… Poi si accende una luce nel nostro cervello e ci rendiamo conto che in quelle acque oltre ai pesci “vivono” migliaia di iceberg!
Kangerlussuaq, situata a sud della Groenlandia, oltre ad ospitare l’aeroporto principale dell’isola è anche un insediamento tra i più piccoli che abbiamo mai visto. Escludendo i turisti (gli unici italiani eravamo noi), conta circa 65 anime che, puntualmente, ti salutano come se ti conoscessero da una vita. In mezzo a questi “eschimesi”, che hanno risvegliato tutte le nostre fantasie sui cartoni animati dell’infanzia, ci siamo avventurati alla ricerca del bue muschiato, animale famoso in quei luoghi, che non manca mai in qualsiasi menù locale. E’ stato chiaro fin da subito che da quelle parti la nostra percezione dello spazio non funzionava bene, infatti tutto sembrava vicino ma nella realtà così non era. Per cercare di accorciare le distanze abbiamo affittato delle bici e dopo vari chilometri fatti di salite e discese massacranti, ma soprattutto dopo che una giovane renna ha deciso che non valeva la pena scappare perché venirci incontro come un toro infuriato era più divertente, siamo giunti al famoso Ice Cup.
D’un tratto tutto si interrompeva ed una parete di ghiaccio alta 15 metri, dalle mille sfumature azzurre, dava inizio alla calotta di ghiaccio che sarebbe terminata dall’altra parte dell’isola. Naturalmente a questo punto del viaggio ci eravamo già resi conto che tramonto ed alba coincidevano e il buio della notte in quel periodo non l’avremmo visto e così, con Ferragosto alle porte, abbiamo deciso di spostarci più a nord, nello specifico siamo arrivati ad Ilulissat.
Descriverei questo paesotto esattamente così: clima molto più freddo, casette in legno colorate, porto dove le barche galleggiano tra una miriade di mini iceberg e cani da slitta in numero superiore agli abitanti. In questo ambiente era d’obbligo affrontare una glaciale escursione in barca, alla ricerca di foche e balene, per poi cercare un po’ di calore passeggiando lungo le coste sconnesse di quel luogo. Ad ogni sosta non si poteva fare a meno di fermarsi per cadere in un assoluto silenzio, abitato solo dal suono del lento movimento di mastodontici iceberg che, assieme a tutte le altre creature, popolano l’Oceano Artico, lontano dal tutto quotidiano e in pace assoluta con se stessi.
INFORMAZIONI GROENLANDIA
Quando andare. Se pensate che il freddo intenso e le lunghe notti artiche non facciano per voi, cercate di visitare la Groenlandia durante i mesi estivi, cioè da metà luglio alla prima settimana di settembre: le giornate sono lunghe, la tundra si riempie di fiori selvatici e bacche rosse e in tutto il paese vi è un senso generale di benessere e allegria. Se vi trattenete fino a ottobre avrete un posto in prima fila per vedere l’aurora boreale, anche se le luci possono apparire già in agosto. Visitare la Groenlandia durante il rigido inverno, ossia nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio, non è una grande idea.
Eventi. L’evento più rilevante sul calendario groenlandese è legato ai festeggiamenti che segnano la Fine della notte polare, di solito a gennaio o a febbraio. A marzo il capoluogo, Nuuk, ospita il Festival internazionale delle sculture di ghiaccio, mentre il fiordo di Uummannaq propone il Campionato del mondo di golf su ghiaccio. Cucina. Il cibo tipico groenlandese è fresco e sanguinolento: carne di tricheco, foca e balena. Le parti più gustose della preda (gli occhi, i reni e il cuore) venivano anticamente riservate al capo cacciatore, mentre le altre venivano distribuite secondo una ben precisa gerarchia. Dell’animale non si scartava nulla. Una specialità groenlandese descritta da Jean Malaurie in ‘The Last Kings of Thule’ si otteneva mescolando escrementi di pernice a grasso di foca; un’altra consisteva in grasso di narvalo e acqua mescolati con cervella di tricheco ed erba digerita dal primo stomaco di una renna. Oggi le abitudini alimentari dei groenlandesi sono cambiate: si tende sempre più verso una cucina internazionale e chiunque volesse provare a reintrodurre le specialità groenlandesi dovrebbe prima pensarci due volte. È difficile immaginare uno di questi piatti, o una variazione sul tema, pubblicato su Vogue Cuisine. Nel frattempo la caccia è stata ampiamente rimpiazzata dai supermercati e sulla lista della spesa compaiono persino i frutti tropicali, ma le bistecche di balena e la carne di foca preconfezionate si trovano ancora in vendita nel reparto surgelati.
Cultura. Benché oggi gli inuit non rinuncino a modernità come i cibi conservati provenienti da climi più caldi, i computer, le automobili lussuose e i motori fuoribordo, solo 40 anni fa i groenlandesi conducevano ancora uno stile di vita tradizionale che ruotava intorno alla caccia. Essi ritenevano che gli umani fossero ombre – più dei morti che dei vivi – e che solo le tecniche e i rituali della caccia potessero mantenerli nel regno degli umani: ogni errore li avrebbe fatti ricadere nel precedente regno degli animali. L’armonia con la terra, il rispetto per i morti e il dovuto omaggio agli animali che si sacrificavano per il bene dell’umanità erano i valori di un buon cacciatore e impedivano al mondo di cadere dal proprio equilibrio. Secondo il folklore inuit ci fu anche un tempo in cui gli uomini potevano parlare con gli animali; le parole avevano natura sciamanica e possedevano un ‘tengeq’ o potere intrinseco. Se venivano pronunciate con noncuranza perdevano immediatamente il loro potere. Questa credenza spiega in parte la riluttanza quasi leggendaria degli inuit a perdere tempo in chiacchiere. La loro concisione fa sembrare la maggior parte dei non inuit sfacciati e arroganti. Si è detto che la lingua groenlandese assomigli agli sforzi fatti da un bambino di due anni alla macchina da scrivere: lunghe catene di parole megasillabiche tenute assieme ripetendo le vocali e con qualche ‘q’ in più di quelle cui sono abituati gli occidentali. Se essa suona difficilissima da imparare, è perché lo è veramente. Una difficoltà in più deriva dall’abitudine che hanno i groenlandesi di abbreviare in modo del tutto spontaneo le parole mostruosamente lunghe, cosicché queste diventano ancora più enigmatiche per gli stranieri muniti di frasario.
Per Info: Eurosprint – Dogana R.S.M.
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