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In casa di Matteo

Ho realizzato la mia casa sfruttando la possibilità di ampliare quella dei miei genitori, che stanno qui a fianco. Dopo aver fatto le opportune verifiche in Comune, ho contattato un geometra perché preparasse un progetto. Progetto che è stato rivisto e modificato e, alla fine, la suddivisione degli spazi l’ho ripensata completamente.

In una prima versione, infatti, non c’era il soppalco, un completamento che è risultato molto importante, invece, ai fini della metratura dell’appartamento che inizialmente avrebbe dovuto essere una soffitta. Mi conosco talmente bene, so esattamente cosa mi piace e cosa non mi piace, che non ho cercato l’assistenza di un architetto perché un’altra personalità con me si sarebbe sicuramente scontrata. Ho sempre avuto le idee chiare su questo punto: quando entro in casa mia voglio ritrovare me stesso.
Quest’abitazione è nata un po’ al contrario perché prima ho deciso quali oggetti volevo inserirci e poi, di conseguenza, ho costruito i vari ambienti attorno a loro. Sono sempre stato innamorato del design e questo deriva soprattutto dal fatto che, lavorando come grafico, mi è capitato spesso di dover creare inserzioni pubblicitarie usando materiale per riviste di arredamento e architettura. Ho iniziato comprando una lampada (Pianeta Luce) a cui abbinare, uno alla volta, complementi e accessori che ne condividessero lo stile: un’attività che si è protratta per otto anni, sia per questioni economiche che estetiche. Volevo questa casa così come me l’ero sempre immaginata e ogni elemento che trovavo interessante lo riproducevo al computer per inserirlo nel progetto e verificare che l’intera ambientazione mantenesse un certo equilibrio e tutto l’insieme fosse armonico, inclusi infissi e porte a scomparsa (Artigiana Plast). Per risparmiare, ho usato molti oggetti di recupero che ho trovato su vari siti internet quali il tavolo, le sedie, il divano e il letto, e li ho fatti riverniciare o ripristinare da aziende specializzate. Così ho potuto avere gli arredi che mi piacevano a un giusto prezzo. Altre cose le ho fatte realizzare su mio disegno come ad esempio la scrivania, gli armadi, la cucina (Squadrani arredamenti su misura). Le mie preferenze sono andate verso icone del design perché volevo che i miei soldi servissero ad acquistare oggetti senza tempo, che risultassero ancora belli fra vent’anni (Indesign). Tra questi:
– il Sunburst Clock, un orologio da parete (George Nelson 1948). Con l‘idea di portare il design moderno nelle case americane George Nelson creò un‘ampia gamma di oggetti quotidiani come questo;
– l’Eames House Bird (uccello della casa di Eames) diventato un vero cult da quanto Charles & Ray Eames sin dal 1950 lo sistemarono nel loro salotto;
– l’Atollo, da molti anni ormai, non è più solo una lampada. Disegnata da Vico Magistretti nel 1977, nel 1979 vince il Compasso d’Oro e da allora entra a far parte delle collezioni permanenti dei maggiori musei di design;
– Tizio, una lampada da scrivania progettata dal designer tedesco Richard Sapper nel 1972 per l’azienda d’illuminazione Artemide.
Orientandomi verso articoli così particolari, il resto doveva avere uno stile molto sobrio, lineare, rigoroso e pulito in modo da valorizzarli e conferirgli importanza. Quindi, ho usato colori neutri come il grigio e il bianco proprio per dare risalto agli oggetti d’arredo colorati, che sono principalmente un susseguirsi di “macchie nere”, e ho evitato forme rotonde prediligendo accorgimenti architettonici come nicchie, vetrate, soppalchi. L’intento era quello di rendere gli ambienti funzionali ed essenziali: pochi oggetti ma collocati in modo che avessero il giusto respiro, senza soffocarli o ammassarli. Per i pavimenti ho scelto materiali che non prevedessero fughe perché non mi piacciono. Volevo fossero il più naturali possibili come la moquette del soppalco in pura lana inglese, il cui colore è stato campionato fino a raggiungere la stessa tonalità della resina. Mi piaceva l’idea della continuità e questa tinta è stata riportata anche nel bagno. In esterno, invece, ho fatto realizzare una pavimentazione personalizzata in quarzite grigia per la scalinata e per il terrazzo (Ballarini). Volevo una casa sobria che non mi stancasse con il passare del tempo. In quest’ottica sono state scelte tende a rullo che si integrassero con il muro e non appesantissero l’ambiente. Il risultato ha sicuramente un’impronta molto maschile. Naturalmente, era importante che la casa mi rappresentasse ed ecco spiegata la presenza del pianoforte e di alcuni elementi che raccontano l’altra mia grande passione, che oggi è anche un lavoro: la magia. Mi servivano spazi performanti in cui potermi allenare, per ricreare quello che faccio nella vita. È stato un po’ come fare un puzzle perché casa e arredi sono cresciuti insieme contemporaneamente: ogni cosa aveva già il suo posto prima ancora che le stanze fossero finite. Alla fine è bastato assemblare il tutto.
È stata una bella avventura, non sempre facile da portare avanti. Ad esempio, per collocare il pianoforte al posto che gli era stato destinato c’è voluta una gru e abbiamo dovuto buttare giù un muro e ricostruirlo perché lo strumento potesse entrare dal terrazzo (prima che fosse montata la ringhiera) e sistemarlo nel soppalco. Ecco, elementi così ingombranti hanno richiesto una fase logistica e progettuale abbastanza impegnativa. Basti pensare che, per poter posizionare il pianoforte, mi sono ritrovato con il soppalco finito e il piano inferiore ancora da iniziare.
Ci abito da due anni e la considero finita (l’unica cosa che manca forse è qualche libro), ma va detto che l’ho pensata per me. Se un domani volessi metter su famiglia dovrei ampliarla per far spazio anche alle cose della mia compagna. E le donne hanno sempre tanti abiti da sistemare…

 


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Redazione

La Prima e Unica Rivista di Casa della Repubblica di San Marino e Circondario.

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