
L’analfabeta funziona, eccome se funziona
L’analfabetismo funzionale o di ritorno è quella cosa per cui, se qualcuno affetto da tale malattia leggesse questo articolo, non sarebbe in grado di capire, ordinare in fila i concetti esposti (anche per uno, non è che chiediamo poi tanto) e men che meno riassumerli. Magari, subito dopo aver letto il titolo, gli si è già tappata la giugulare ed è così rosso in volto da sembrare Toro Seduto (che pur non avendo mai letto niente in vita sua era, molto ma molto meno ignorante). Perché, naturalmente, gli sembra di aver già capito tutto. Pare un quadro drammatico, ma da qui in avanti prometto solo buone notizie.
La prima buona notizia è che, una volta tanto, mi posso permettere di scrivere peste e corna sull’argomento di cui sopra perché tanto l’eventuale interessato o non lo legge o, se è in grado di farlo, non se ne fa niente. Quindi, mi sfrego ben bene le mani: posso proprio divertirmi alla grande. Orsù dunque, venghino lor siori, venghino: più gente entra, più bestie si vedono!
La seconda buona notizia è che, quando da ragazzino andavo a scuola, mi annoiavo a morte e pensavo che di studiare non ne avevo proprio voglia. Avevo la sensazione che non sarebbe servito a niente. Era solo un dovere da adempiere, in considerazione del fatto che la generazione dei nostri nonni, talmente sfigata da aver sopportato pure la guerra, avrebbe dovuto essere quella degli ultimi illetterati. Noi, di conseguenza, ci dovevamo elevare per creare un mondo migliore. A questo punto, però, non solo ho la certezza che avevo ragione io quando dicevo che questo sforzo non sarebbe servito a niente, ma direi che ci possiamo sentire esonerati definitivamente da tale incarico. Data la situazione culturale di oggi, mi sento pure a mio agio a non instillare la voglia di imparare e studiare ai miei figli. Una volta che hanno imparato a usare uno smartfonino sono a posto. Poi, se proprio i loro professori dovessero redarguirli per questo, posso sempre prenderli a cazzotti in testa a questi sbruffoni di laureati.
La terza buona notizia è che quella cosa chiamata democrazia, all’oggi fin troppo sopravvalutata, verrà giustamente abolita. D’altra parte, come può un popolo più ignorante di un gregge di pecore non avere un pastore che decida cosa è giusto e cosa no? Poi è così comodo che qualcuno si prenda la briga di scegliere per noi, che non abbiamo tempo e va sempre a finire che dobbiamo scannarci sui social per temi importanti. Vegani contro ammogliati, antivaccinisti contro shiichimicisti e così narrando. Tanto ha già studiato (di sicuro le tecniche di lubrificazione) chi ci rappresenta.
L’ultima buona notizia è che ci possiamo finalmente rilassare. Dai, diciamolo. In fondo, a cosa serve immergersi nell’incanto della lettura, ritrovarsi in atmosfere esotiche e sognanti che possono comunicarti anche qualcosa di te, provare piacere nello scoprire informazioni che potrebbero tornare utili in un confronto intellettuale, apprezzare l’arte, godersi un bel film, andare a teatro, avere il gusto di consumare prodotti tipici di un territorio (magari avendo anche una conoscenza approfondita di quel determinato luogo)? A cosa serve saper far di conto? Poi, con l’abbondanza che abbiamo di questi tempi, ma chissene?! Cosa dobbiamo contare?
Mentre invece, cosa c’è di più rilassante che arrivare a casa la sera e accendere la tv per vedere persone più ignoranti di noi (se possibile) che si urlano addosso, parlano, parlano e tirano fuori solo la loro parte più cafona? Ma vuoi mettere?!
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- Lui dice.
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